La Storia della Masseriola
Testi storici e racconti popolari, hanno tramandato nel tempo le sorti e il destino di questa antica masseria. Il passare dei secoli ha testimoniato il passaggio da semplici fattori a mezzadri, ed infine ad attuali proprietari.
Di seguito vengono riportati cenni storici ritrovati in alcune pagine di un libro in fase di pubblicazione, che racconta storie di vita rurale della cittadina castellanese.
Il 21 agosto 1857, don Vincenzo dell'Erba affittò la Masseriola ad Antonia Bulzacchelli, del fu Michele, vedova di Angelo Domenico Contento, ed ai suoi figli Vitantonio e Michele Contento, nonché al rispettivo cognato e zio Giuseppe Contento, di Vitantonio, nella qualità dl garante e fideiussore, come da rogito per Nr. De Michele.
Riporta dunque il documento:
"Le costituite parti han dichiarato alla presenza di me notaio e testimoni aver tra esse stabilito e convenuto un contratto di locazione-conduzione della masseria denominata li Filici, di pertinenza di esso Signor Don Vincenzo dell'Erba. Detta masseria è di natura seminatoriale, erbosa, con alberi di quercia, sparsi in diversi punti, con fabbriche rurali, giardino, acquari, ed altri membri, sita e posta in questo territorio, alla contrada del nome istesso, e confinante con la masseria del Signor Don Nicola dell'Erba (118), detta l'Ospedale, e strada pubblica, che da Castellana mena ad Alberobello, da oriente; con la masseria detta Fanelli, appartenente a Don Giambattista Traversa di Bitonto, da mezzogiorno; con diversi vigneti e con la masseria detta di de Palma... da occidente e settentrione. Un tale fitto per la masseria sopra descritta, avrà la durata di anni quattro continui, a cominciare dal dì 15 agosto 1858 e terminare a 14 agosto dell'anno 1862".
La predetta affittanza fu concordata per 610 ducati annui, in moneta d‘argento, somma che sarebbe stata sborsata il 15 agosto di ogni anno. La masseria, inoltre, era fornita di un capitale di animali del valore di ducati 432½ consistente in due parecchi di buoi, vacche, una giumenta e capre, del valore, queste ultime, non maggiore di 60 ducati, animali che sarebbero stati restituiti nell'ultimo anno d'affitto.
Oltre all'annuale estaglio di 610 ducati, i fittavoli si obbligarono solidalmente di fornire, ogni anno, al proprietario dell'Erba: 100 paia di uova, metà durante l'inverno e l'altra metà nella stagione estiva; 10 gallucci, 2 capretti e 15 rotola di cacio-ricotta, prestazioni che sarebbero state consegnate presso la casa di don Vincenzo dell'Erba, da persone addette al servizio degli affittuari, o dallo stesso garante.
Ancora il contratto d'affitto previde, ogni anno, da parte degli affittuari, una spesa di 20 ducati per la spietratura, somma che sarebbe stata scomputata dall'affitto annuale:
"Ben vero una tale spietratura dovrà eseguirsi in quel fondo della masseria il quale indicherà il padrone, e che sarà fatta in modo da non restarsi pietre piccole, che fossero; onde così l'esito sia produttivo di un vantaggio reale a bene della proprietà.
I lavoratori per tale operazione saranno destinati dal padrone, il quale potrà pure mandarvi un assistente, per mezzo di cui gli sarà reso conto esatto di tutte le giornate ed esiti impiegati, settimana per settimana.
Si riserva il padrone, signor dell’Erba, di fare per suo vantaggio esclusivo, le carboniere (carbonaie, nda), per lo spurgo degli alberi, nonché il taglio di quella legna che vorrà eseguire, in qualunque tempo gli piace. Il padrone si obbliga di consegnare in ottimo stato di riparazioni, e senza esservi nulla di bisogno, l'intero fabbricato, e membri di detta masseria, cioè stanze, caselle e lamioni. Si obbliga ancora il padrone, di consegnare ai fittuari, e fideiussore solidale, una quantità di buona paglia che sarà compressa nel lamione attaccato alla scala che mena sul fabbricato, e che sarà pieno a regola d'arte, in fino alla volta, meno pochi palmi di vuoto dalla porta d'ingresso. Più si riceveranno tomola 27 di terre nicchiariche."